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VARANASI: la città vecchia


"Come un pugno" (dal diario di Viaggio mio e di Cristina dopo il primo giorno a Varanasi, 22 Novembre 2013) "Varanasi è cosi: prima ti colpisce, poi ti stende e quando credi di essere pronto per affrontarla, lei ti ributta a terra. Con il sole che sorge dal fiume camminiamo da Meer Ghat fino a sud all'Assi Ghat: quello che viviamo è la Puja mattutina attraverso la quale gli Hindu si lavano con l'acqua sacra (e sporca) del Ganje purificandosi dai propri peccati. Ma i Ghat non sono solo questo, sono anche un luogo dove la gente vive la propria quotidianità in tutti i suoi aspetti: si lavano i vestiti, si prega, si chiacchiera,ci si sposa, si commercia e, ebbene si, qualcuno fa anche i propri bisogni in pubblico come se fosse la cosa più normale del mondo. E poi, quando davanti a te lo spettacolo è questo, ti ritrovi a osservare un teschio umano che arde all' Harishchandra Ghat, dove è in corso la cerimonia di cremazione. Ma Benares è anche la parte vecchia della città, fatta di stretti vicoli su cui affacciano venditori di spezie, braccialetti, giocattoli, tessuti e molto altro: la città vecchia è viva! Passeggiando per Varanasi può capitarti di subire un massaggio Ayurvedico, di conoscere un venditore indiano di nome Nicola, di chiacchierare con un Afghano, di sentirsi chiedere "posso fare una foto con te che fumi??", di camminare tra vacche sacre che spargono m***a sacra ovunque o di mangiare una pizza. Poi arriva la sera e con le luci gialle e la foschia, l'atmosfera si fa strana e cala la quiete tra i Ghat: tutti sono riuniti al Dasaswamedh Ghat per la Ganga Aarti, durante la quale si dà l'ultimo saluto al fiume sacro. Tutto questo è Varanasi."

Quando abbiamo deciso di includere questa leggendaria città nel nostro viaggio sapevo già molto su Varanasi: avevo visto centinaia di foto dei Ghat e sapevo cosa mi attendeva. Ma la vera sorpresa è stata la parte vecchia della città: scoprire le abitudini e la quotidianità di una delle città più antiche del mondo è stata un'avventura.

LA STORIA Varanasi, chiamata nel tempo Benares e Kashi (Città della vita) è sempre stata considerata un luogo propizio in cui trascorrere gli ultimi giorni di vita, dal momento che esalando qui l'ultimo respiro si beneficia della moksha, la liberazione dal ciclo delle rinascite, e si accede direttamente al paradiso. Considerata una delle più antiche città del mondo tra quelle tuttora abitate rappresenta il centro spirituale degli Hindu di tutta l'India. Attraversò il suo periodo di splendore intorno all'VIII secolo grazie all'arrivo del riformatore dell'Hinduismo Shankaracharya per poi essere saccheggiata e distrutta nel 1300 dall'imperatore afghano Aurangzeb. Ancora oggi la percentuale di musulmani è elevata come dimostra la presenza della Alagmir Mosque che domina il Panchganga Ghat.

I GHAT Lungo la sponda occidentale del Gange si susseguono più di 80 ghat, la maggior parte dei quali vengono utilizzati per le abluzioni nel fiume: ogni giorno migliaia di persone scendono dai ghat di Varanasi per compiere le sacre abluzioni; ma ci sono anche diversi "burning ghat" dove ha luogo la pubblica cremazione dei cadaveri. All'alba, quando il fiume è inondato da una luce magica, i pellegrini vanno ad eseguire la Puja al sole nascente, mentre al tramonto tutta Varanasi sembra una città fantasma mentre i pellegrini sono riuniti al Dasaswamedh Ghat per la cerimonia del Ganga aarti, un rituale Hindu dedicato alla Dea Madre Ganga, dove alcuni officianti eseguono un'elaborata Puja che ha come componente essenziale il fuoco. Il Manikarnika Ghat è il ghat in cui hanno luogo il maggior numero di cremazioni. I cadaveri che vengono presi in consegna e trattati dalla casta dei dom, vengono avvolti in un sudario e trasportati per i vicoli della città vecchia fino al sacro fiume su barelle di bambù e prima che si proceda alla cremazione vengono immersi nel fiume. La legna da ardere accatastata dietro al ghat viene accuratamente pesata su gigantesche bilance per stabilire il prezzo della cremazione.

LA CITTA' VECCHIA La città vecchia è situata lungo la sponda occidentale del Gange; dai Ghat in riva al fiume si estende un dedalo di viuzze, chiamate gali, troppo anguste per i veicoli a motore. Lungo queste strade ha luogo la vita quotidiana di Varanasi. Commercianti di ogni genere, abitanti della città, pellegrini, procacciatori d'affari, curiosi, tutti dopo l'ora della puja si immergono tra le vie della città incuranti della sporcizia e delle mucche che si muovono libere per la città. Tutti a piedi nudi acquistano, vendono, pregano, chiacchierano, si spingono, mangiano e bevono e trascorrono la loro giornata camminando tra i vicoli stretti della città. Colpisce l'enorme presenza di militari: è impossibile girare due angoli di fila senza trovarseli di fronte. I controlli si intensificano nei pressi del Vishwanath temple, chiamato Golden Temple per la presenza di 800 Kg d'oro con cui furono rivestite le torri, che rappresenta il tempio Hindù più sacro di Varanasi. Innumerevoli cuochi di strada, venditori di the e produttori di Lassi (yogurt) si susseguono nelle botteghe che si aprono ai lati della strada. A qualsiasi ora del giorno i venditori arrostiscono, sbucciano, spremono, mescolano, cuociono al forno e soprattutto friggono qualcosa da mangiare o da bere. Si può assaggiare la celebre samosa, acquistare le saporitissime dosa, oppure gustare i favolosi lassi preparati sul momento.

I SADHU I Sadhu sono personaggi presenti in India e in Nepal da ormai migliaia di anni. Essi, per raggiungere la Moksha, scelgono una vita di santità, in modo da raggiungere la dissoluzione nel divino e la fusione con la coscienza cosmica. Per seguire questa via il Sadhu rinuncia radicalmente al mondo, per concentrarsi interamente sulla realtà suprema che lo manifesta. Si astiene dal sesso, recide ogni legame familiare, non ha alcuna proprietà o abitazione, indossa qualche straccio, si nutre di poco cibo e semplice. Vive da solo ai margini della società dedicandosi devozionalmente alla Deità prescelta. Per essere più vicini alla divinità si sottopongono a mortificazioni estreme, nella certezza di raggiungere l'illuminazione più rapidamente, come non sedersi per anni, mantenere un braccio teso verso l'alto finchè non si atrofizza completamente o smettere di parlare per sempre. Camminando lungo i ghat è facile incrociare questi asceti intenti a fumare il proprio cilum, una pipa d'argilla fumata attraverso le mani poste a forma di coppa, riempito di tabacco e hashish. E' una pratica adoperata da molti Sadhu, ad imitazione di Shiva, il signore dell'Hashish, egli stesso in perenne stato di ebbrezza, per eliminare il velo di Maya, l'illusione.

LA MIA ESPERIENZA Io e Cristina abbiamo raggiunto Varanasi dopo 12 ore interminabili di treno da Gorakpur, affamati e sporchi. Appena lasciati all'ingresso della città vecchia (i veicoli a motore non riescono ad entrare) siamo stati catturati da un indiano che ci ha accompagnato per un tratto e ci ha abbandonato nelle mani di un ragazzo che, dopo averci scorrazzato tra le viuzze della città, ci ha aiutato a trovare un albergo con vista sul Gange. Dopo aver assaporato il nostro primo pollo al curry siamo scesi sui ghat per il nostro primo assaggio di Varanasi.

Il lungofiume era deserto e presto abbiamo capito perché: tutti erano radunati per la cerimonia del Ganga aarti. Un vociare intenso accompagnato da rumore di campane e musica ci ha diretto verso il Dasaswamedh Ghat dove una moltitudine di persone era accovacciata sulle scale, seduta sui tetti, appostata sul molo a bordo di barche stracolme.

Assistere a questa cerimonia è stato veramente elettrizzante, l'atmosfera che si respira è magica ed ogni sera è una festa che si ripete. La mattina successiva ci siamo alzati prima dell'alba e abbiamo deciso di percorrere i 7 Km di ghat a piedi.

Alle prime luci dell'alba le persone scendono al fiume, si spogliano e si immergono nell'acqua compiendo la Puja. La vergogna, il pudore e il rispetto lasciano il posto alla spiritualità. Si assiste a scene che in un paese come l'india sembrerebbero impensabili: uomini e donne seminudi uno di fianco all'altro che nella completa indifferenza generale mostrano anche le proprie nudità.

Ripercorrendo a ritroso il cammino, Varanasi sembra definitivamente svegliarsi, le persone sono ovunque, i commercianti diventano assillanti e può capitare che un massaggiatore ayurvedico (forse) ti assalga e ti costringa a fare un massaggio, i bambini giocano a cricket sui ghat e le mucche scorrazzano liberamente. A questo punto decidiamo di addentrarci tra i vicoli attraversati con gli zaini in spalla la sera prima.

La città vecchia è completamente un altro mondo, a parte naturalmente le mucche sacre che anche qui mangiano la spazzatura dalla strada. La spiritualità lascia definitivamente il posto al caos: i vicoli che si snodano dal fiume sono pieni di cuochi che friggono qualsiasi cosa, venditori di the e di yogurt, mendicanti e pellegrini. Il profumo del cibo si mischia con quello della spazzatura e di vacche, la gente cammina a piedi nudi e tutti vanno di fretta. La confusione diventa estrema quando ci si avvicina all'ingresso del Golden temple dove si forma una coda per passare dal metal detector che permette l'ingresso alla zona sacra. Proprio durante questo primo giro ho deciso che avrei concentrato la mia attenzione fotografica su questa parte della città, anche perché il momento della Puja è troppo sacro per essere disturbato da un fotografo.

La mattina successiva abbiamo fatto il classico giro in barca all'alba e ripercorso nuovamente i ghat da cima a fondo fino a raggiungere il Manikarnika Ghat dove l'odore di carne bruciata, il caldo e il fumo rendono l'atmosfera veramente suggestiva oltre che inquietante. Spavaldi, ma con estremo rispetto, abbiamo camminato tra diversi braceri dove i corpi umani erano palesemente riconoscibili. A posteriori abbiamo scoperto che attraversare questo ghat, soprattutto per una donna, non è consentito. L'esperienza è stata allucinante, e credo che con il rispetto che abbiamo portato nessuno si sia offeso.

Il pomeriggio del secondo giorno ho deciso che fosse arrivato il momento di fotografare. Conoscevamo la città abbastanza bene da poterci orientare, avevamo fatto abbastanza i turisti in giro ed era l'orario migliore per scattare. Avevo deciso di immortalare principalmente i commercianti e la vita quotidiana delle persone e per fare questo cosa poteva esserci di meglio se non un grandangolo spinto per essere dentro la scena? Anche questa è stata un' avventura: insieme a Cristina ci siamo aggirati per gli stretti vicoli assaporando ottimo indian chai, mangiando Lassi alla frutta e provando qualunque cosa ci sembrasse appetitoso. Tutto questo mi ha permesso di creare un rapporto con le persone che volevo fotografare le quali sono sempre state collaborative. Durante tutto questo camminare abbiamo fatto anche amicizia con un militare che ci ha offerto del the, una sigaretta ed ha voluto a tutti i costi fare una foto con noi.

L'ultimo giorno abbiamo ripercorso ancora i ghat a piedi, esperienza sempre magica, e ci siamo spinti ancora di più all'interno della città raggiungendo zone molto meno caotiche caratterizzate da piccoli mercati e botteghe. Abbiamo salutato il militare conosciuto il giorno prima e ci siamo gustati la cerimonia del Ganga aarti in cima ad un tetto assaporando un ottimo the. E' impressionante come si potrebbe rivivere ogni giorno la stessa giornata senza stancarsi mai. Ad ogni ora del giorno i ghat assumono colori differenti ed il caos dei pellegrini e dei commercianti permette di vivere incontri sempre interessanti. Una città che ha 2000 anni di storia ma che ogni giorno si rinnova e che rimarrà per sempre il luogo più sacro per gli hinduisti indiani.

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